1 ricetta e 1 cosa bella n°97 (quella della sposetta)
Galette di verdure NON moscia, razionamenti e tuttochesivede, Gelsomina Paolini
Ciaone
Data da cerchiare sugli annali del nostro albero genealogico: ieri sera ho fatto il risotto, e le quantità erano p e r f e t t e.
Nipote di gente che ha sentito la fame per i razionamenti di guerra, mi è rimasto il DNA impostato sul “potendo, metticene un pochino di più”: peso gli spaghetti, li metto in pentola, e poi come guidata da un demone interiore ne infilo ancora un mazzettino, quasi guardandomi intorno come se stessi rubando. Sale nell’insalata, olio sulla zuppa, zucchero nel tè - sempre un pizzico in più di quello che so che va bene, aggiunto in corsa, ché non si sa mai, melius abundare quam deficere: i figli per una volta potrebbero avere appetito.
Mi rendo conto scrivendolo “a voce alta” che suona un pochino come un disturbino ossessivino compulsivino. Però mi pare che con le dosi “metticene un pochino di più” mangiamo bene; anzi, ottimo e abbondante:
[cit. al contrario]
E ieri sera… ieri sera tanti complimenti per il risotto alla milanese che era ottimo ma non abbondante, finalmente della giusta quantità, finito senza che ne avanzasse nella pentola che e io finissi l’avanzo in cucina, in piedi, curva sulla pentola.
Però… però. È da ieri sera che io, sicuramente solo io in questa casa, mi sento come se avessi mangiato un po’ meno di quel che avrei dovuto…
1 ricetta
Dalla mitologia greco/romana ufficiale è scomparsa la tredicesima fatica di Eracle/Ercole: trovare una torta di verdura con il guscio cotto anche al centro. I critici letterari concordano che trattandosi di una sfida impossibile da portare a termine, questa sia stata abbonata all’eroe per non inficiarne la reputazione altrimenti stellare.
Esiste però un testo apocrifo in cui il forzuto, usando il cervello più che la possenza, riesce a fare una galette che non è molliccia sotto, ma al contrario così croccante che una fetta triangolare presenta una punta che non si piega!
Quel testo è: “Torta di verdure: 5 trucchi per farla croccante (anche sotto!)”
Ora, potrei riscrivere tutti i trucchi qui, ma in effetti l’ho già fatto lì, quindi… usa il link. C’è anche un video!
È la ricetta che uso sempre, a occhi chiusi, e che mi dà sempre soddisfazione. Tieni conto che, a parte una fetta che mangia mio marito, tutto il resto della galette la faccio fuori da sola in due giorni. Così non mi sento come se avessi mangiato un po’ meno di quel che avrei dovuto…
[in campagna non ho un matterello]
[ripieno: funghi sontuosi e bietole di fine orto]
1 cosa bella
Ci stiamo passando davanti: sarebbe comodo; ma non voglio andare all’Esselunga per due pomodori, del pane e tre cipolle.
“Andiamo in quell’alimentari dove si serve mio fratello”, propongo, dando direzioni a mio marito per arrivarci. Mi dice sempre di andare almeno una volta, prima che chiuda i battenti.
Entro.
Gli scaffali sono un po’ scarni; c’è in effetti aria di ritirata.
Un signore su una sedia a sdraio guarda Tik Tok ad alto volume; gli passo alle spalle per raggiungere le cassette della verdura.
“Oh, non l’avevo vista, questa giovinetta, mi ha speventato!”
Già lì capisco che il signore è un paraculo.
Al banco della gastronomia prendo il pane e chiedo delle cipolle rosse sott’aceto, che in lucchesia sono l’antipasto di default: in qualsiasi trattoria, appena ti siedi ricevi pane, cipolle e olive.
“Me ne dia tre, grazie.”
“Ma come, tre? Sicura?”, e mi fa l’occhiolino.
“Sicura, sicura.”
Alla cassa noto che la parete è coperta di fogli A4 con massime e freddure scritte a pennarello, circondate da una specie di cornicetta, firmate “Le perle di Dino”. Il tenore è “Se c’era Dino ai tempi di Michelangelo, Michelangelo sarebbe stato il su’ operaio”.
Penso: Dino sarà un avventore abituale, o il padre fondatore del negozio. Il signore gli rende simpaticamente omaggio, come si fa tra amici di quartiere: Dino quello che le spara grosse quando gioca a cirulla, un personaggio felliniano.
“Oh Dino, ce l’hai i Cirio?”, chiede un avventore appena entrato.
“Davanti a te!”
OOOK! Sono in presenza di Dino!
Dino mi osserva leggere le sue perle. Devo trovare un modo non artefatto di fargli i complimenti.
“HA!”, rido.
“Le piace?”
“Sì, molto carina. La posso fotografare?”
“Sì, certo! Anche questa, questa è bellina”, e mette il dito su:
“Ne scrivevo tante, ma ora non mi vengono più…”
“Ha perso l’ispirazione, come mai?”
“Eh, ero motivato da una sposetta…”
“Una… sposetta?”
(L’avventore sghignazza)
"Sì, ci messaggiavamo a mezzanotte, tanti messaggi… io sono vedovo”
“Ma la sposetta mi sa di no.”
(L’avventore sghignazza molto più forte)
“Eh no. A un certo punto mi ha chiesto 4/5mila euro per divorziare… vanno sempre dietro ai soldi”, chiosa facendomi capire che era un piano in cui era coinvolto anche il marito della sposetta.
“Ho 83 anni, sono vedovo da quattro. Sa quante avance ho ricevuto in quattro anni? 18!”
Avventore: “L’ha contate!”
Dino mi racconta un’avance che non ripeterò qui, perché questa è una newsletter per famiglie.
“Che dice, era o non era un’avance?”
“Dico che era inequivocabile. Facciamo così, la prossima volta che vengo me ne racconta un’altra, e via andare, mi racconta tutte e 17 le rimanenti.”
“Affare fatto signora, torni presto!”
Torno presto, e magari di cipolle ne prendo quattro, che è meglio averne una in più che una di meno.
Togliti una curiosità
Lo vuoi vedere un titolo di giornale che ti farà salire la carogna?
Sì, vero?
Andiamo!
Sabato pomeriggio, Jasmine Paolini vince gli Internazionali d’Italia: che bell’orgoglio patriottico!
Domenica mattina: che brutto pregiudizio nazionalista vedere il nome dell’atleta italiana più importante del momento riscritto per… cosa? Cancellare le sue ascendenze straniere?
La lucchese Paolini da parte di madre è mezza polacca e mezza ghanese. Mi chiedo: se fosse stata “tutta” italiana, come l’attrice e regista romana Jasmine Trinca, il suo nome sarebbe stato tradotto lo stesso in Gelsomina?
E ancora: se Berrettini facesse Mathew di primo nome, qualcuno si prenderebbe mai la libertà di chiamarlo Matteo? O forse queste prepotenze si fanno solo sulle femmine?
Il sapore è quello amaro e ridicolo dell’italianizzazione delle parole straniere del Ventennio, quando per imporre l’autarchia (e i razionamenti) un cocktail diventava un “arlecchino”, Buenos Aires “Buonaria”, un panorama un “tuttochesivede” e Louis Armstrong “Luigi Braccioforte”.
All’erta.
Foto della settimana
Questa foto è stata scattata 29 anni fa:
È il mio primogenito, Federico, che mi fa cucù dietro una finestra, appannando il vetro.
La adoro: c’è tutta la curiosità e l’allegria propositiva del mio bambino. E poi è molto evidente quanto sia sempre stato bello il mio bambino 💅🏻
Quando la mostrai tutta orgogliosa a mia nonna (quella della fame in guerra), lei ebbe una reazione inaspettata: si ritrasse fisicamente indietro, esclamando: “È terribile questa foto, toglila, toglila!”.
Lei ci vedeva un bambino affamato, sporco di farina, che chiedeva farina per poter mangiare. Le faceva angoscia e tristezza.
Quel giorno imparai che davvero ognuno di noi legge un quadro, una foto, una battuta, una situazione prima di tutto proiettandoci sopra la sua storia. E che prima di prendercela a male per una reazione, faremmo bene a chiedere (o almeno a chiederci) qual è il vissuto della persona che abbiamo davanti, invece di credere automaticamente di essere al centro dei suoi pensieri.
Uno che di razionamenti e imposizioni insopportabili ne sapeva qualcosa era Alcide Cervi, padre dei famosi sette fratelli Cervi fucilati dai repubblichini. Scrive in “I miei sette figli”:
Il sole non nasce per una persona sola, la notte non viene per uno solo. Questa è la legge, e chi la capisce si toglie la fatica di pensare alla sua persona, perché anche lui non è nato per una persona sola.
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Buongiorno ,leggendo mi è venuta in mente mia nonna, classe 1884 e 9 figli,” quando avanza so che tutti hanno mangiato”. Quando siamo solo in due peso tutto , ma quando siamo tutti abbondo anch’io.
Io sono sempre dell'idea che tu debba scrivere un romanzo