1 ricetta e 1 cosa bella n°92 (quella del marketing dell'agraria)
Funghi sontuosi, accendini ganzi, riposino con furto con scasso
Ciaone
La scorsa settimana ho messo a punto due strategie che reputo potenzialmente utili all’intero universo, per cui eccomi qui liscia liscia, senza filtri, con due consigli non richiesti da devolvere:
1 - L’occasione fa l’uomo ladro, e proprio per questo non c’è riposino più ricostituente di un riposino rubato sul divano. Almeno, per me, che lavoro da casa e ho ritmi di lavoro molto sfrangiati e sono una persona stanca: se dopo pranzo vado a letto-letto sotto il piumone, mi sento in colpa e in dovere di addormentarmi e svegliarmi dopo 20 minuti. E quindi mi urlo silenziosamente: sbrigati, devi dormire ché poi ti devi svegliare! S B R I G A T I !! Mooolto riposante…
Se invece mi accuccio sul divano sotto la copertina, come se facessi finta di voler pensare ad occhi chiusi, mica dormire… mi appisolo in fretta e riesco a rinfrancarmi in pochi minuti. Vedi un po’ se funziona anche per te!
PS - un aiuto per addormentarsi lo dà anche la musica a 528 herzt; ne ho parlato qui.
[fra l’altro vedere il computer nella stanza accanto fa ancora più furto con scasso 😎]
2 - La mia è una stanchezza cronica, dovuta a una malattia autoimmune che si chiama tiroidite di Hashimoto, combinata con il fatto che le mie ghiandole surrenali hanno appeso i guantoni da combattimento al chiodo. Detta proprio come summa della mia laurea in medicina ottenuta coi punti fragola al banco della gastronomia, le ghiandole surrenali servono a tenere attivo l’organismo.
Il mio bravo medico tedesco, che mi piace definire un nerd del corpo umano, mi ha consigliato un rimedio severo ma giusto: svegliarle a schiaffi come farebbe una mamma con un figlio adolescente che non vuole andare a scuola, ovvero buttando acqua gelata su inguine, sotto ascelle e dietro il collo non appena sveglia, in modo da dare uno shock che allerta il sistema. “Dovete entrare in modalità scappa o combatti, sennò i gavettoni ghiacciati continuano!”.
Non a caso le abluzioni nell’acqua fredda sono raccomandate da sempre, in tutte culture, come tonico. Ma non è ancora arrivato il momento per me di fare come le due Ise.
Se le tue competenze, come le mie, arrivavano a “mi lavo la faccia con l’acqua fredda per svegliarmi”, prova anche un bidet in stile Frozen per essere davvero presente 🥶
1 ricetta
Questa l’ho fatta domenica per pranzo. Sembra una normale teglia di funghi, ma c’è un twist che la rende sontuosa: lo sciroppo d’acero. O forse è più l’alloro?
L’alloro secondo me è la pianta aromatica più calda e rotonda, e incomprensibilmente sottovalutata: trovo che renda ricco, ma sì, proprio sontuoso qualsiasi piatto che lo contenga. Secco o fresco, lo uso almeno tre volte a settimana nella mia cucina.
Per fare i funghi sontuosi servono:
delle cappelle di funghi portobello (si trovano nei supermercati in tutte le stagioni)
cipolle (1 cipolla ogni due portobello)
la stessa quantità di olio extra vergine di oliva, di sciroppo d’acero e di salsa di soia (lo sciroppo può essere un po’ meno degli altri due, eventualmente)
pepe nero
Metodo:
forno acceso a 200°, statico
olio su fondo della teglia
funghi tagliati a striscettone spesse, cipolle tagliate a spicchi e alloro sistemati nella teglia
in questo ordine: sciroppo d’acero irrorato a filo, per caramellare
stessa cosa la salsa di soia, per insaporire
idem per l’olio, per rosolare
pepe nero quanto piace
in forno per 30 minuti
[funghi sontuosi appena sfornati: quel sughetto lì quando ci fai la scarpetta col pane, o quando ci fai la pozzetta al centro di un risotto su cui poi “monti” i funghi e le cipolle… lasciati servire, va’!]
1 cosa bella
Andare a comprare in una delle agrarie dove mi servo più spesso in Toscana è una masterclass di marketing in 3D: per un’esperienza immersiva, basta girare tra gli scaffali di viti e fertilizzanti, i sacchi di cereali per i polli e legumi per cristiani, i secchi, le ciabatte, i decespugliatori usati da comprare o affittare, i mazzi di baby-finocchi e cipolle da trapiantare.
Quel che non si muove da solo verso le sporte dei clienti, e ha bisogno di un aiutino, viene segnalato con un succinto, ma convincente cartello:
Attenzione: non c’è un pelo di sarcasmo cittadino in quel che affermo.
Questo è il marketing più puro, e ogni persona a questo mondo dovrebbe prendere nota per sfruttare questa lectio magistralis a suo vantaggio: quando mette a tavola un piatto nuovo, quando consegna un rapporto di lavoro, quando vende gli asparagi, quando racconta un aneddoto all’happy hour.
Mi spiego.
Il modello è semplice e diretto: due parole, sostantivo + aggettivo edificante. L’aggettivo definisce, quindi rende ricordabile, quindi promette. Se studi questa roba all’università, te la fanno chiamare il claim.
Il modello inoltre è ripetuto, e quindi è anche riconoscibile grazie alla grafia (il font), al cartoncino riciclato da qualche confezione dismessa (il supporto), ai colori (la palette). Oltre al marketing, l’agraria fa un ottimo branding.
Daresti una chance a questi accendini scoloriti, se non fossero ganzi? Molto probabilmente penserai che sono brutti, ma così brutti che - come si dice - fanno il giro e diventano belli, grazie a quella vibe aspirazionale della millantata promessa ganzitudine. Se mi servisse un accendino, io comprerei SICURAMENTE questo, perché ogni volta che lo prenderei in mano, mi ricorderei che è stato segnalato come ganzo.
Quando faccio consulenze alle mie clienti, il concetto su cui insisto di più è definire: tenersi lontane dal generico e dal trasversale, e mostrare invece un immaginario specifico, qualcosa che non piace a tutti ma solo alle persone a cui vuoi rivolgerti e che sono in grado di capirti.
Mi dirai, ma una “zucca bellina” non è che sia così specifica.
Ti dirò: hai ragione. Ma è comunque molto più specifica di una zucca che costa € 1.50, e basta. “Bellina” vuol dire che la metti sul tavolo, sulla madia, in una cesta sull’uscio. Bada quanto foklore, in sole tre sillabe vernacolari!
Le parole creano e occupano un posto, che non c’era prima che fossero espresse. Quegli accendini, prima di quel cartello, non erano ganzi: ma proprio manco per niente.
Pensa a quante istanze possiamo applicare questo concetto: quando dico “gli altri animali” invece di “gli animali”, ricordo che noi siamo parte del regno animale, sulla stessa barca dei coleotteri e delle mucche; quando dico “buongiorno, notaia” invece di “buongiorno, notaio” sto rassicurando la professionista che ho davanti che lo vedo, che è una donna e che non deve far finta di essere un uomo in gonnella per redarre un testamento.
Da sempre si discute se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Ebbene, io sono d’accordo con Heidegger: riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo, perché non riusciamo ad avere pensieri di cose di cui non disponiamo una parola. Le parole non sono uno strumento per esprimere un pensiero, ma il contrario: vengono prima, sono le condizioni necessarie per poter pensare.
Sennò quei funghi lì, come li chiamavamo, per ricordarceli? Funghi con cipolle, sciroppo d’acero, salsa di soia, olio, alloro e pepe nero?
Ci voleva la sintesi dell’aggettivo “sontuoso” che li qualifica, per farti venire voglia di provarli! O no?
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Mio papà mi ha allevato come lady oscar e da sempre mi lavo la mattina con l'acqua fredda e qui in montagna è proprio fredda da "campa giù i denti"🤣.
Per quanto riguarda bellini e ganzi, li prenderei senza indugio perché mio nonno mi ha insegnato che sono 2 aggettivi qualificativi importanti che sto tramandando alle twins.
P.s. sembra che ho vissuto in una famiglia patriarcale in realtà erano uomini che dividevano la vita al 50% con noi donne aiutando e cucinando e badando a me.
Yum! and thank God for Google translate hahah! need to work on my Italian