1 ricetta e 1 cosa bella n°102 (quella del fantasma delle scarpe future)
Cetriolini nel dentrifricio, non ho più voglia di cucinare, un sondaggio
Ciaone
Non ho più voglia di cucinare.
Ecco, l’ho detto.
Da un po’ lavoro nell’ombra, tipo Licio Gelli, per abituare la famiglia, gli amici e chi mi legge a una prossima transizione per cui in casa ci saranno sempre più piatti unici (o “zupponi infami”, come li chiama Ammiomarito®); e di rimbalzo, qui in newsletter, solo piatti a basso tasso di sbatta e alto tasso di soddisfazione.
Inciso: non so quanto si sia notato (mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo etc), ma non pubblico ricette su Instagram da marzo, ovvero da quando è stato bloccato l’ingresso dei pochissimi, insufficienti aiuti umanitari che raggiungevano Gaza. Mostrarmi intorno al cibo dagli amici che devono sopportare il pianto dei loro bambini che hanno fame, e che digiunano per giorni per poi riuscire a fare una piadina con farina tagliata con la sabbia pagata come se fosse zafferano… beh, hai capito.
Adesso che c’è una farsa israelo-americana di distribuzione, che serve solo ad assembrare gente per poterle spararle addosso (decine di assassinii ogni giorno) e giocare a terrorrizzarla in quello che tutti i presenti paragonano a “The Squid Game”… hai capito di nuovo.
Aggiungici che quando ho saputo che il figlio di tre anni di un’amica guarda i reel dei food blogger e chiede a sua mamma se possono fare da mangiare anche per lui, le ho promesso che non vedrà manco un bicchier d’acqua sul mio profilo finché loro non avranno accesso sicuro e costante a cibo e acqua… eccoci qua, in newsletter, l’unico posto dove mi concedo di nominare pane e olio perché ho un minimo di discrezione.
Vorrei quindi capire, e ti prego di rispondere:
Vorrei andare dove mi porta il cuore, ma non voglio nemmeno deludere tanta gente. Se la delusione non è tanta, invece, prenderò in considerazione un ritmo di pubblicazione delle ricette meno serrato.
Il tuo feedbak è molto importante per me, davvero!
1 ricetta
Nello spirito di cui sopra, oggi ti suggerisco delle verdure fermentate da comprare e tenere sempre in frigo.
No vasetti 🧚🏻🫠 dell’Agriturismo delle Fate nel Pozzo di Macondo 🧚🏻🫠 che costano 7 euro per due carote sotto acqua e sale da Natura Sì. Sì taniche di plastica e botticelle di vetro che contengono un chilo di verdura e costano meno di 5 euro nei negozi di cibi dall’Asia, dall’Est Europa, dal Nord Africa e dal Medio Oriente.
Seguono esempi umidi della condensa del mio frigo:
[lei è proprio fresca e scrocchiarella]
[sembrano dischi volanti, ma sono “zucche pasticcine” in una salamoia piccante]
[madooooo questi cetrioli aglio, zenzero e aneto!!]
[mekellel dall’Egitto: c’è della curcuma nella salamoia]
[questo kimchi è vegano e costa poco!]
Ma perché, ti sento chiedere. PERCHÉ DOVREI TENERE IN CASA DELLE TANICHE DI VERDURA FERMENTATA 🙄
Perché sono la gioia, perché ti svegliano la testa annebbiata dalla stanchezza, perché stimolano l’appetito, perché fanno passare la nausea, perché le metti accanto a una cosa meh, e la cosa meh sparisce e loro portano avanti lo spettacolo. Perchè quell’acquetta di governo è la stessa che servono all’open bar in paradiso.
Perché se inviti gente a casa e gli metti davanti delle ciotole di kimchi, di mekellel, di cetrioli in salamoia con aglio e aneto, e un panierino di shuttelbrot, pane azimo, Wasa, Pema (un pane che ha carattere, insomma), fai la figura della persona di mondo anche se non hai mai messo piede in Polonia, Corea o Egitto - è che semplicemente sai dove fare la spesa, quindi sì: sei una persona di mondo!
Se poi vuoi farti le verdure fermentate in casa, sai che io sono grande sostenitrice, e che quelle non smetterò mai di autoprodurmele. La ricetta per principianti è qui.
1 cosa bella
“Cucinare è una parte importante della nostra quotidianità, un appuntamento che scandisce le giornate e si ripete più volte. Tre pasti al giorno, ogni giorno: in tutto 21 alla settimana, per un totale di oltre 1.000 volte l'anno in cui ci troviamo ai fornelli o a organizzare i pasti.
Se poi aggiungiamo spuntini e merende, soprattutto per chi prepara snack per scuola e ufficio, il numero sale ancora, arrivando facilmente a 35 pasti alla settimana.
È un impegno costante, che a volte può diventare gravoso, specialmente quando il tempo è poco e le idee scarseggiano.
Per moltissime persone cucinare è infatti fonte di grande stress. Per capirne i motivi e cercare delle soluzioni occorre anzitutto mettere a fuoco cosa significa esattamente "cucinare". Non significa solo mescolare gli ingredienti in una ciotola. E un processo molto più complesso, che coinvolge numerosi passaggi, ognuno dei quali richiede tempo, energia e organizzazione. In particolare:
pensare a cosa cucinare: decidere in anticipo i pasti della giornata o improvvisare all'ultimo minuto;
organizzare la spesa: fare la lista della spesa, andare al supermercato, selezionare ingredienti freschi e di qualità, tenendo conto del budget e cercando di acquistare il giusto per non generare sprechi;
gestire le scorte in frigo, freezer e dispensa;
preparare gli ingredienti: lavare, pelare, tagliare, conservare;
cucinare: l'atto creativo ma anche operativo, che può richiedere da pochi minuti fino a qualche ora al giorno;
servire il cibo: apparecchiare la tavola, preparare le porzioni, affrontare gusti ed esigenze diverse;
riordinare dopo i pasti: lavare piatti e pentole, fare ordine, pulire le superfici.”
Questa è la ormai famosa “pagina 9 che salva i matrimoni” del libro “Kitchen Time - vivere la cucina senza stress” di Raffaella Caso:
[excuse the photo shoot campagnolo del photo shoot cittadino, eh]
Sai quando le influencer tamburellano le unghie laccate su un prodotto e affermano “non lo dico perché lo ha fatto una mia amica, giuro che lo adoroh”?
Beh, io faccio il contrario: LO DICO PERCHÉ È MIA AMICA, e so che ci ha pensato anni a questo libro, e che ci ha lavorato attivamente per più di un anno. Lo so perché c’ero.
C’ero quando Raffaella voleva testare una tesi e aveva bisogno di una che non ha più voglia di cucinare: il suo target perfetto.
C’ero quando non riuscivamo a incontrarci per pranzo perché stava scrivendo, o fotografando, o editando, o intervistando la sua community per trovare problemi e soluzioni allo stress in cucina.
Non conosco nessuno di più abile nel semplificare la vita di Raffaella: ne ha fatto una missione civile, e io le sono molto grata perché le devo diverse strategie domestiche che mi hanno tanto tanto tanto tanto (dillo come Amanda Sandrelli in “Non ci resta che piangere”) alleggerito il famigerato “carico mentale” - btw a me piace di più chiamarlo surmenage, come i francesi, perché veicola meglio il sentimento raconcoroso del sovra-menaggio. Perché tutto quello che viene elencato nella pagina 9 è vero, e me lo meno parecchio a starci dietro.
Raffaella ha scritto già altri libri e ebook (manco li conto più), e fatto diversi corsi. Secondo me Kitchen Time - inteso come tagliare il tempo in cucina al minimo, e godersi quel minimo tempo speso in cucina - è il migliore dei suoi lavori, il più utile, la summa del Raffaella-pensiero.
Sfoglialo in una libreria, ne vale la pena. Se non hai librerie a portata di mano (purtroppo ormai è cosa comune) e ti fidi di me, ordinalo da uno shop online indipendente, come Macrolibrarsi. Jeff Bezos si può permettere di chiudere Venezia al mondo intero anche senza i tuoi soldi.
Togliamoci una curiosità
Non c’è un modo elegnate per dirlo, ma mi fanno male i piedi.
Sono stata da diversi ortopedici, osteopate, fisioterapiste; ho fatto solette, ho provato le scarpe barefoot, ho passato mesi solo con scarponcini da trekking, altri con le Crocs pelose, ma Antò, mo’ fa caldo, e vorrei usare anche io dei sandali come tutto il resto del mondo. Magari pure bellini e sottili, à la Capri / Saint Trop.
Solo che quando il fantasma delle mie scarpe passate mi visita, mi porta a vedere: prima, tutte quelle ballerine scollatissime e piattissime che fino ai 40 anni mi facevano camminare tenendo le dita al artiglio per non perderle; poi, tutte le Birkenstock comprate dopo i 40 per ovviare ai danni delle ballerine; e infine il villaggio segreto di trulli con piscine a sfioro dove vanno nel weekend i podologi che trattano la gente storpiata dalle Birkenstock. C’è anche l’eliporto.
[il bianco fantasma delle scrape presenti: severo ma giusto]
Uffa: sono troppo rigide e non accompagnano il piede, ora lo so. Ma pure Barbie, alla fine del film, porta delle Arizona Big Buckle rosa con jeans, t-shirt bianca e blazer e sta b e n i s s i m o ! Le vendite, grazie a quella scena, si sono talmente impennate che l’azienda è andata in borsa due mesi dopo!
Però cerco di essere saggia, e quindi la scorsa settimana mi sono infilata in un affollato, minuscolo negozio Skechers per dare una chance alle scarpecomodedavecchia®.
Ne ho provate tante, non me ne piaceva nessuna, ma ho pensato che per uscire con il fantasma delle scarpe future quando fa molto caldo, almeno ‘sti sandali potevo portarli a casa:
[lo sguardo vitreo e giudicante del fantasma delle scarpe future]
E guarda un po’, oltre ad essere mesterrimi, ma proprio da tristeja per favore vai via, non vanno bene neanche questi: i piedi mi cascano verso l’interno, spinti dalle fascette e non trattenuti da alcun arco rigido.
So di non essere sola: vogliamo scarpe che tengano in bolla verticale i piedi, che non siano piatte, che permettano movimenti completi nella falcata e non comprimano le dita in una punta.
Se ci vogliamo bene, scateneremo l’inferno nei commenti con marchi e modelli che funzionano, ma anche quelli che promettono e non mantengono da cui tenersi alla larga:
Foto della settimana
Se poi sei nel mercato di quelle persone che sono stufe dell’igiene dentale che sa di menta e che con i cetriolini fermentati vorrebbero lavarcisi pure i denti, ho il dentifricio per te:
È salatino, è freschino, è speziatino… è quasi un cetriolino!
Accatatevill’
Link con sconto automatico per seguire i video-corsi di Orto da Coltivare: Orto facile (sconto del 20%: 49€ invece di 61) e Potatura facile (sconto del 34%: 59€ invece di 90). Io li ho fatti entrambi non potrei raccomandarli più caldamente!
Ho co-scritto un’ebook: si chiama “Cocomero - ricette d’ispirazione levantina per la pace” che contiene 40 favolosi piatti. Puoi comprarlo facendo una donazione minima di 5€ a una famiglia di rifugiati palestinesi, direttamente sul suo GoFundMe. Trovi tutte le spiegazioni sul sito di Cocomero 🍉
Meglio una ricetta dal cuore quando sei veramente ispirata,piuttosto che tante ricette perché ti senti obbligata a farlo.Buona estate!!!!
Buongiorno Sasha, buongiorno signore tutte.
Le ricette, pubblicale pure quando ti pare e se senti che per te è diventato un obbligo, prenditi una pausa per farle tornare piacere.
Se pensi che non pubblicare ricette quando donne, uomini e bambini vengono sadicamente ammazzati per un poco di farina e un sorso d'acqua, sia un modo di sostenere e stare vicina alle persone a cui vuoi bene e che stanno soffrendo per il solo fatto di essere nate nel posto sbagliato, io sono con te e ti apprezzo per questo e intanto auguro l'inferno eterno a tutti quelli che impugnano il fucile e a chi quei fucili glieli fornisce.
E comunque nemmeno io ho più voglia di cucinare.
Domani spedisco mio babbo in montagna per 10 giorni quindi significa che per 10 giorni non dovrò lambiccarmi il cervello per approntare pranzi e cene considerando che io sono vegetariana, lui onnivoro quindi il problema è sempre doppio ogni santo giorno dell'anno.
Le scarpe sono un grosso problema, non mi racconti niente di nuovo.
Non mi vergogno di maledire le strade acciottolate in modo sbilenco di Firenze che hanno massacrato i miei poveri piedini e di confessare che da anni ho lasciato le scarpe coi tacchi per le Crocs che adoro: sono leggerissime e d'estate qualsiasi cosa che tolga fatica è benvenuta; hanno un plantare largo che massaggia il piede e che è riuscito ad eliminare fastidiosi calli. D'inverno invece sono passata agli zoccoli danesi, un pò duri, è vero ma non costringono il piede e sono più leggeri di quanto immaginassi.
Un'ultima cosa: ma dove cavolo hai comprato le taniche di sottaceti & C.? Qui da me ( nel mio natio borgo selvaggio, intendo, non Firenze ) non ci sono negozietti etnici, la cosa che più gli si avvicina, nel senso che ci puoi trovare cibi fantasiosi, è il Lidl e ho detto tutto, credo.
Però anche all'Ikea hanno dei cetrioli che sono buonissimi.
Ragazze, vi saluto, vado a preparare gli oleoliti: iperico, lavanda ed elicriso.
Vi auguro la buona giornata.