1 ricetta e 1 cosa bella n°99 (quella petalosa)
Chi trova un’amica trova un tesoro, capperi di nasturzio, disso i roseti
Ciaone
La mia amica Gigi Passera ha sempre un fiore in testa.
Ne possiede diversi, che si appunta a mo’ di fascinator/prendi questa mano zingara/piratessa gaugheniana (o per citarla direttamente: “look vecchia pazza dei Caraibi sul galeone spagnolo a Gardaland”).
Preferibilmente, però, porta questo:
Non credo che l’accessorio in questione abbia velleità tassonomico-botaniche specifiche: pare il frutto di una notte d’ammmore sulla spiaggia, dopo la chiusura del chiringuito, tra un ranuncolone e un ibisco.
Parlo con cognizione di causa, perché – guarda tu le coincidenze – quel fiore ce l’ho anche io.
A differenza di Gigi, l’ho appuntato solo un paio di volte su una giacca molti anni fa, e poi l’ho lasciato solo, al buio, nel 41 Bis del mio armadio.
Poi qualche giorno fa, tanto per scherzare, ho mandato questa foto nella chat del nostro gruppo di lavoro di Cocomero, con la scritta “mi sto ingigiendo”:
Gigi ha immediatamente rotto gli ormeggi: dove lo hai trovato, lo cerco e non lo trovo, il mio è ridotto in coriandoli e sono disperata!
Un fiore di stoffa comprato chissà quando da H&M o Accessorize, probabilmente per 4.99€, era il tesoro agognato della mia amica. Le mancava il pezzetto di mappa con la croce e il disegno del bauletto che trabocca di gioielli, e quel pezzetto lo avevo io.
Il fiore è prontamente partito, adagiato in una scatola per cioccolatini, circondato da bijoux e da stoffe che non usavo e che sono totalmente in Gigi-vibe.
Non vedo l’ora che mi video-chiami con DUE ranuncoloni-ibisconi in testa!
1 ricetta
Se hai uno spazio all’aperto e non stai coltivando dei nasturzi, stai perdendo l’occasione di avere nella tua vita un vaso di sapori e colori pirotecnici.
Ho regalato moltissimi semi di nasturzio nella mia carriera di spacciatrice green, e chi li ha ricevuti e coltivati ha sempre manifestato un’accesa gratitudine per una presenza che diventa irrinunciabile: come un cane o a un gatto che entra in una casa silenziosa e la trasforma automaticamente in famiglia.
Il bello è che è una pianta che fiorisce quasi tutto l’anno con garibaldino entusiasmo (almeno a Genova, sul mio terrazzo esposto a sud verso lo scoglio dei Mille).
Fiorisce tanto > produce molti semi > si mantiene e si propaga da sola.
Piace moltissimo agli impollinatori e pure a noi, che possiamo mangiarla tutta.
I fiori gialli, arancioni e rossi ricordano quel piccantino della rughetta, specie quella selvatica.
Le foglie sono carnose e un tantino forti di gusto, almeno a crudo; fermentate o marinate diventano l’accento che ti cambia un piatto intero.
Con i boccioli si fanno dei “capperi” prelibati, ma personalmente preferisco farli con i semi perché così prima mi godo la fioritura e dopo ho questi scrignetti verdi che ti fanno dire OOOOOH se li appai a dei pomodori.
Ingredienti per un barattolo:
2 grosse manciate di frutti di nasturzio (circa 200gr)
1 cucchiaio di sale
150-200ml di aceto
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di zucchero (se gradito)
Sciacqua i frutti, mettili in una ciotola coperti di acqua e sale (1 bicchiere di acqua + 1 cucchiaio di sale).
Lasciali riposare così per 48 ore (detto tra noi: non farti spaventare dalla puzza di morte che emanano).
Porta a bollore l’aceto con una foglia di alloro e, se vuoi, una punta di zucchero.
Sciacqua ancora i frutti di nasturzio, mettili in un barattolo di vetro e coprili con l’aceto aromatizzato all’alloro.
Quando diventa tutto freddo, chiudi e riponi al buio oppure in frigo per un mese prima di usarli.
Il capperi di nasturzio si conservano per almeno 6 mesi. Una volta aperto, conserva in frigo.
1 cosa bella
Oggi scosto la tendina del confessionale: perdonami padre, perché ci sono piante che non mi piacciono.
Oltre a tutti rododendri, alla forsythia e alla photinia red robin, mi spingo ad annunciare che non mi piacciono le rose quando stanno nei roseti, perché ‘ste povere piante sono sempre isolate e pacciamate, e questo è il tipo di giardinaggio che proprio mi respinge.
Lo sento oggettificante: ogni esemplare messo in vetrina, con un cartellino appeso come se fosse una borsetta, senza erba intorno, imprigionato da un manto di tessuto tecnico che se va bene viene nascosto da pezzi di corteccia, e se va male rimane esposto in tutta la sua orribile plasticosità.
È stato il Roseto dei Parchi di Nervi ad aver alimentato il mio giovanile sospetto nei confronti delle rose. “Se devono stare lì come dei totem, che sembrano dire noli me tangere, e con quei fiori sgargianti da scatola di caramelle del bar, non fanno per me”.
[Sono davvero andata a Nervi per fare un video solo sulle rose che vedevo sulle scatole Alemagna, Sperlari e Motta quando ero bambina? Ci puoi giurare, che l’ho fatto]
Perché alle piante, come a tutte le cose vive, piace toccarsi e comunicare. Lo avevo capito istintivamente e aneddoticamente in tempi lontani, per poi scoprire che è scientificamente ufficiale: alla loro salute giova essere parte di una comunità intraspecifica diversificata.
Paroloni per dire che l’ortica e il caglio che si mescolano alle rose nel mio giardino non solo fanno sembrare questi cespugli dei bouquet naturali degni di un royal wedding…
… ma li tengono sani e felici!
Togliti una curiosità
è uno dei motivi per cui sto su Substack.Rubo a Wordsworth (di nuovo) le parole per dire che my heart leaps up when I behold un suo acquerello.
È proprio una gioia bella, ogni volta che appaiono questi quadrati con tutte le sfumature delle piante del suo giardino.
La ringrazio per avermi dato il permesso di includere qui degli screenshot dal suo profilo; volevo alleccurirti e farti nascere la curiosità di scoprirlo con i tuoi occhi:







Lorene abita a Seattle e ha cominciato a fissare i colori botanici che la circondavano quando è mancato suo padre, con cui condivideva l’amore per il giardinaggio.
Taglia un rametto, se lo porta in casa, lo appoggia su un foglio, e ne ritrae i colori con meticolosa, ordinata eppure esplosivamente emozionante tecnica.
Ha scritto anche un libro sull’argomento, che mi farò portare dalla prima parente americana che verrà a trovarmi in Italia.
L’attesa è dolce.
Video della settimana
OH MIO DIO CI SONO I GIRINIIIIIIII!!!
Sono “arrivati” in una sola settimana di vita del water feature – guarda come fanno già le capriole e si lanciano di qua e di là senza senso – sembrano capretti appena nati, o adolescenti che pogano!
E questo bombo appollaiato sul muro, appena uscito dall’acqua, che sta lì tutto spettinato e alza la zampetta quando soffio per asciugarlo??
TI PREGO.
QUASI 100!
La prossima settimana questa newsletter arriva al suo centesimo numero - sarà un’edizione speciale, in cui mi vedrai tenzonare contro me stessa in versione AI e ci sarà una ricetta fotografata male, pure in un piatto brutto, ma buonissima (era la mia cena di ieri sera: improvvisata, rivoluzionaria).
Questa roba qui, scrivere qui, è quello che ho sempre voluto dalla mia vita: non avere padroni, solo lettori.
Festeggia con me e con la community raccontando una cosa di te che non sa nessuno (siamo tra amiche!), o una cosa che tra tutte le 99 newletter passate ti ha lasciato un ricordo, o quale pianta detesti (di’ photinia red robin, di’ photinia red robin!). O se hai anche tu un’amica con un fiore in testa… parlaci di lei!
Accattetevill’
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Ho co-scritto un’ebook: si chiama “Cocomero - ricette d’ispirazione levantina per la pace” che contiene 40 favolosi piatti. Puoi comprarlo facendo una donazione minima di 5€ a una famiglia di rifugiati palestinesi, direttamente sul suo GoFundMe. Trovi tutte le spiegazioni sul sito di Cocomero 🍉
I nasturzi mi mettono allegria, una bustina comprata - credo - al Lidl nel 2013 ha riempito le mie due mini aiuole selvaggie e spettinate.
Detesto le ortensie, amo le rose quando sono "spantegate", specialmente dopo un bel l'acquazzone, amo le calle, le dalie e la malvarosa e tutto quello che mi ricorda l'orto di mia nonna dove i fiori per il cimitero crescevano accanto ai zucchini e all'insalata (sì, lo so, si scrive "agli" zucchini!😂)
L’anthurium, che mi pare un po’ finto, un po’ pianta di plastica da ufficio.
P.s. : grazie per questa newsletter! È l’appuntamento settimanale che aspetto di più: è un piacere leggere ciò che scrivi (e come lo scrivi)