1 ricetta e 1 cosa bella n° 75 (quella della storia della casa in campagna)
Grossi sentimenti, ulive amare, il gemmellaggio del kilt
Ciaone
È arrivato il giorno di tirare fuori i grossi sentimenti.
Oggi racconto la storia della nostra nuova casa in campagna.
Non mi dilungo qui, prenditi un minuto più per assaporartela ❤️
Una ricetta
Quando abbiamo raccolto le olive per fare l'olio abbiamo dimenticato un albero. Male: in campagna non si spreca niente!
"Queste son bone!", mi ha detto il mio vicino allungando il braccio sopra la recinzione, staccando una manciata di olive e dandomi la ricetta che usa sua moglie.
Van prese, lavate, salate, messe in forno a 150° finchè non raggrinziscono, insaporite con aglio, rosmarino e peperoncino, messe nel barattolo, schiacciate e coperte d'olio.
"E l'omo gode", si dice dalle nostre parti.
Una cosa bella
Esattamente due anni e due settimane fa è morto mio padre.
Uno dei primi messaggi di condoglianze che ricevetti era di Luca, suo vecchio amico, con cui si era un po’ perso di vista dopo le frequentazioni giovanili.
Luca mi manda delle foto di loro intorno ai 25 anni, in barca: riconosco mio padre sdraiato (soffriva famosamente il mal di mare) e seduto accanto a lui Guido, il suo amico storico. E poi Luca e altri due ragazzi.
- Guardo questa foto e vedo noi cinque amici… sono rimasto solo io. E ho la stessa malattia di tuo padre.
Puoi immaginare la mia reazione: tutte le fontane di Versailles e Tivoli partono all’unisono.
Diamo via a uno scambio via Messenger molto affettuoso, nonostante io di Luca e di sua moglie Stefania ricordi solo i nomi che sentivo da piccola – giusto di Stefania ho sempre conservato un’immagine nebbiosa di signora sottile, con capelli lunghi molto belli, molto molto stilosa.
Luca a un certo punto mi dice che gli piaceva così tanto la casa in campagna dei miei nonni dove sono cresciuta, che se ne era cercata una anche per la sua famiglia.
- Mi fai vedere una foto?
- Certo!
Ecco, questo è l’aspetto che ha un colpo di fulmine.
- Ma… è bellissima!!
- Pensa che non ci vado più, mi viene tristezza perché non ho più l’energia di fare tutte le cose che facevo lì…
Arrivano foto di Luca in trattore coi nipoti, che taglia la legna, in sella a un cavallo.
- Me la faresti vedere? Posso venire a trovarvi?
- Certo, con grande piacere!
Da quel giorno non penso ad altro che a quella casa, che è la cosa più bella che abbia mai visto. Oso pensare: ma se non ci vanno più da cinque anni… chissà se la venderebbero?
Mio marito è incantato quanto me, ma da bravo ingegnere calcola i rischi: non ci mettere il cuore sopra, mi ripete. Hai visto solo una foto dall’esterno, mi ricorda.
Ma io lo so già che è perfetta anche dentro: come potrebbe non esserlo?
Dopo qualche settimana, finalmente abbiamo l’occasione di raggiungere Luca e Stefania in Toscana. Le emozioni sono forti, per tutti.
Luca è pirotecnico: dove gli manchino le energie, è impossibile capirlo. Dorme 4 ore per notte, mi racconta, perché ha troppi interessi. Li scovo man mano intorno a me, dagli oggetti dentro e fuori casa: equitazione, cani (“ci sono tutti i miei 14 cani seppelliti qui”), pesca, coltelli, carpenteria, antiquariato, vela.
Stefania è materna: mi chiama “topo” con gli occhi lucidi, come si fa con le figlie degli amici che hai visto nascere e crescere, anche se in effetti sono passati decenni dall’ultima volta che abbiamo cenato insieme. La sua impronta sull’arredamento della casa è decisa e gentile allo stesso tempo; come ricordavo, ha un gusto pazzesco, che viaggia su un asse tosco-provenzale: di stanza in stanza, sembra di entrare nelle pagine di AD.
Non resisto più di mezzora: lo dico.
- Se mai vi venisse in mente di venderla, me lo direste? Subito a me? Ve la compro io.
- Ci pensiamo. La amiamo moltissimo, ed è difficile pensare di separarcene. Ma se decidiamo, è solo per venderla a te.
Seguono visite con i nostri figli, giri in giardino da soli, appostamenti al buio per guardarla illuminata dalla luna, fuori dal cancello.
Nel frattempo vediamo altre case: è da sempre il nostro programma di vita trasferirci in campagna non appena il figlio più piccolo finisce il liceo. Più vediamo altre case, più si consolida l’innamoramento per quella di Luca e Stefania. Che per nostra fortuna decidono: è sì.
Mi scoppia il cuore!
E oso di nuovo: sapendo quanto sia provante dal punto di vista organizzativo ed emotivo svuotare una casa, gli propongo di lasciare lì quello che non sanno dove mettere, a chi dare o dove vendere. Noi non avremmo nemmeno una forchetta da portarci, quindi qualsiasi cosa ci farebbe comodo: la classica win-win situation.
Stefania in particolare è molto sollevata e mi offre di andare a vedere con lei cosa mi può piacere.
- Ma Stefania, MI PIACE TUTTO quello che ci hai messo dentro!!
Luca istruisce mio marito su tutti gli impianti e la creatività che ci ha messo per trasformare un metato del ‘600 in una casa abitabile nel XXI secolo.
Per mesi trovo ogni pretesto per andare a trovarli: ogni giornata passata con loro mi fa sentire come se avessi aggiunto un ramo all’albero genealogico della mia famiglia. Non sto comprando: sto ereditando.
Il primo dicembre 2023 firmiamo il rogito, e con le chiavi in mano andiamo diretti alla casa.
Non dimenticherò mai il momento in cui ho guardato mio marito e mio figlio aprire la porta, entrare con la Shu al guinzaglio e Ninja nel trasportino, la luce calda dell’ingresso, l’umido freddo della sera.
Luca e Stefania ci hanno lasciato tutto pulito, i letti fatti, il riscaldamento acceso e la legna vicino al camino.
La casa completamente arredata, con piatti, bicchieri, posate, pentole di rame, biancheria ricamata, quadri, libri. E i due oggetti a cui tenevo di più che – di nuovo osando – avevo espressamente chiesto che mi lasciassero: una piattaia costruita da Luca (tutta ad incastro, senza nemmeno un chiodo) e un ritratto della casa ricamato da Stefania.
È passato un anno preciso da quella sera.
Un anno in cui ogni giorno combatto con l’incredulità di poter essere così felice.
C’è solo una dolce amarezza di fondo, che non vuole dissiparsi: istintivamente ancora penso che voglio portare il mio babbo a vedere lo scorcio del tramonto attraverso il tetto della legnaia, voglio fargli assaggiare i miei pomodori, chiedergli un consiglio idraulico, insegnargli l'arte della compostiera fai-da-te.
Ma devo ricordarmi subito dopo che il mio babbo non c’è più.
È dolce e amaro sapere che questo è il più regalo che mi abbia mai fatto, e che non l’ho potuto aprire davanti a lui.
Togliti una curiosità
Ho scoperto l'esistenza di un gemellaggio tra la mia campagna toscana e le brughiere scozzesi - per la verità è una cosa tutta nella mia testa, che mi lega per affinità elettiva ad Hamish Martin di Call Of The Wild. Lui, bela stela, non ne ha idea 😅
In comune abbiamo la passione per tutto quello che è selvatico, e il modo di vestirci: capello, camicia, golf bucato dai rovi o pile color salvia, gonna a pieghe, calzettoni, Crocs o stivali di gomma.
È con un po' di nostalgico romanticismo che guardo Hamish arrampicarsi come una capra sulle colline di Perth nel suo kilt di lana tinta secondo tradizione con felci e aghi di pino: ero bambina negli anni '70, quando ogni brava figlia di famiglia aveva un kilt "per la crescita" (doveva durare almeno tre anni), con la sua brava spillona. Il cappotto di loden, la maglia a collo alto di filanca che strozzava e i collant di lana a coste che prudevano fino a tirarti scema andavano di conseguenza.
Oggi ti voglio presentare questo golden retriever di uomo, questo entusiastone-buonone, nell'atto di preparare e indossare un feileadh mòr, il "grande kilt" fatto con un solo pezzo di stoffa rettangolare lungo 8 metri e una cintura. Il video è qui.
Il feileadh mòr per secoli ha tenuto caldo, ha tenuto fresco, ha fatto da sacco a pelo, da tenda, da outfit da cerimonia agli scozzesi. Lo fa ancora, per chi lo indossa con orgoglio.
E io oggi vado a cercarmi un kilt in un negozio di vestiti vintage di Genova, che ho visto averne diversi in vetrina. Finalmente senza "la crescita", perché a questo punto mi resterà per sempre.
Ancora una cosa…
Luca e Stefania hanno amato molto questa newsletter: se ti va, lascia un cuore o un commento per dirgli che sono persone stupende. Se lo meritano!
Non so come mi ero persa la storia della tua casa in campagna strano perché leggo con piacere tutte le tue mail ma oggi leggendo quella di martedì scorso ho aperto anche questa storia bellissima mi ha emozionato e commosso forse perché anche per me è fortissimo in questo momento il richiamo della natura un abbraccio Cristina
ciao Sasha, grazie per questa condivisione! Mi sono emozionata per te, per voi! La gioia che stai provando, la trasmetti anche a chi non c'è più, i legami tra genitori e figli trascendono la vita e la morte. Un abbraccio