1 ricetta e 1 cosa bella n° 41 (quella della capibara e della camera iperbarica)
Ciaone
Tema del giorno: "I vitelloni".
La candidata esponga, senza fare esplicito riferimento al film di Fellini e ad Alberto Sordi che fa il gesto dell'ombrello.
SVOLGIMENTO
Mi ha scritto Anna Maria: "Mia figlia è vegana e io ormai non compero più carne da qualche anno anche se non riesco ancora ad essere esplicita con i miei amici quando mi invitano. Perciò sì, lo confesso, ho mangiato carne qualche volta. Devo dire però che non mi piace più. Timidamente cerco di far capire quanto la carne faccia male (credo che toccare le persone sull’aspetto salute sia più efficace che insistere con quello ecologico o di rispetto verso gli animali 🤷♀️)".
Rispondo qui ad Anna Maria, come a tante persone che hanno cominciato a mettere in questione la loro alimentazione e mi onorano delle loro riflessioni e domande:
Capisco benissimo il tuo stato d’animo. E penso che sia una buona idea cercare di bucare la bolla usando l’argomento che può essere più funzionale al gruppo di persone che ci troviamo davanti.
Non è detto che siano tutte fan di Tolstoj, che scrisse "se i macelli avessero pareti di vetro saremmo tutti vegetariani"…
Il grosso problema è che la maggior parte delle persone vedono la carne come un ingrediente inerte, che si autogenera in una vaschetta di plastica nel frigo di un supermercato.
Quando hanno la percezione che arriva da un animale, lo considerano comunque una fabbrica di vaschette.
Se si ricordano che è un essere vivente, lo considerano un bruto: stupido, senza pensieri, senza emozioni, che reagisce solo agli stimoli immediati.
Quello che non sanno, per semplice ignoranza, perché non si insegna ancora a scuola, è che - come noi - gli altri animali hanno TUTTI capacità cognitive straordinarie, funzionali a vivere nel loro ambiente naturale ed adattarsi a quelli in cui si trovano costretti a vivere.
Nei loro ambienti e nelle loro società sono creativi e solutori di problemi, tanto quanto noi che lavoriamo all’uncinetto e costruiamo camere iperbariche.
È solo che noi sapiens non lo capiamo perchè non lo sappiamo vedere.
L’etologia moderna è concorde su questo, ma viene ignorata e insabbiata perché gli altri animali sono fonte di reddito per l’animale umano: cibo, trasporto, intrattenimento, forza lavoro. E inquinamento e malattie cardiovascolari.
Sapessi quante persone laureate, che hanno viaggiato in tutto il mondo, conosco che mi hanno detto: “ma se non mungi la mucca, scoppia e ha dolore!” - credendo che tra tutti i mammiferi su questa terra, proprio la mucca (e non la tigre, la capibara, la zebra) produca taaaanto latte di suo, così, dal niente per un errore di Madre Natura che ha creato 'sto rubinetto di latte che perde. Magnanimi noi che la solleviamo da questo disagio! Mica lo produce solo quando ha partorito, per i suoi figli, esattamente come noi umane: è, appunto, un mammifero-rubinetto!
Non lo sanno, genuinamente, e quando lo scoprono non vogliono accettare la realtà: che noi abbiamo il formaggio e lo yogurt perché ogni giorno milioni di vitelli sono strappati alle madri, che si cercano con disperazione per mesi, mentre sono intrappolati in barre di ferro per essere munte le une ed essere nutriti con biberon di latte artificiale gli altri, latte finto e poco nutriente in modo che la loro carne sia chiara e tenera quando verranno macellati ancora cuccioli.
Non sanno che negli allevamenti non intensivi, quelli belli con l'erba da cui viene "la carne etica" e "il latte buono", intorno al muso dei vitelli vengono strette maschere con punzioni in modo le madri li allontanino per non ferirsi: l'esperienza più innaturale e straziante a cui si può costringere degli esseri viventi.
Perché lasciati stare, i figli vanno a prendere il latte della mamma anche a cinque anni di vita, come si può testimoniare nei rifugi dove vivono in libertà, in nuclei famigliari e amicali distinti, ma pronti a prestarsi mutuo soccorso quando occorre: malattie, lutti, babysitting.
Ti ricorda mica un'altra specie?
È una realtà durissima da accettare, perché è incredibile che siamo arrivati a tanto, e perché ci fa guardare indietro alla nostra ignoranza, alle nostre abitudini e alle nostre tradizioni con orrore.
E d'altra parte sono abitudini ben scavate nei nostri percorsi cognitivi, difficili da ri-dirigere.
Per questo sono rare le persone che diventano vegane da un momento all’altro: in genere accade per uno shock, quando vedono in prima persona cosa succede agli altri animali in un allevamento o in un macello, come ricordo che successe a un gruppo di agenti dei NAS dopo un'ispezione; o alla mia amica Barbara dopo aver visto un documentario; lei, per non fermarsi, ha anche fondato il Rifugio Alma Libre.
Noi "cittadini normali" ci mettiamo più tempo. Per usare il mio caso come esempio, il mio percorso tra onnivora e vegana è durato anni.
Anni durante i quali, grazie all'esempio di chi aveva già fatto più strada di me, ho scoperto lo sfruttamento degli altri animali non solo in frigo ma in bagno (colostro nelle creme, cheratina nello shampoo...), in auto (volanti ricoperti di pelle), nell'armadietto dei medicinali, nell'armadio dei vestiti, anche nelle colle che tengono insieme le scarpe di tela e gomma.
Anni.
Ma meglio tardi che mai.
Una ricetta
Non dico altro 😜
Una cosa bella
Questa è una storia che scalda e spezza il cuore allo stesso tempo.
L'ho ascoltata raccontata dalla sua protagonista, Ellie Laks. Se conosci l'inglese, puoi smettere di leggere me e guardare il video originale.
Sennò, ecco la traduzione...
Lei è Karma: Una piccola mucca rossa con lentiggini sul muso, lunghe ciglia e orecchie morbide come un peluche.
Arrivò a The Gentle Barn, il rifugio di Ellie, da una situazione di grave maltrattamento.
Finalmente libera di stare all'aperto, mangiare bene e sentirsi protetta, non smetteva mai di piangere e camminare su e giù con rabbia e angoscia.
Ellie si rese conto che perdeva latte: aveva avuto un vitello.
Cercarono il vitello e lo trovarono attraverso una serie di circostanze incredibili.
Quando lo fecero scendere dal furgone, non appena vide la mamma, il piccolo svenì per l'emozione.
Karma gli andò vicino, lo leccò teneramente pronunciando versi di incoraggiamento.
Il piccolo finalmente si risvegliò e si mise in piedi. La mamma lo lavò da capo a piedi, lasciandolo completamente bagnato.
E poi lo allattò, a lungo.
Il vitellino si staccò, sazio e consolato.
E Karma emise un grande, inequivocabile sospiro di sollievo.