1 ricetta e 1 cosa bella n° 32 (quella del nonno John che canta a occhi chiusi)
Ciaone
Il nonno John cantava raramente.
Ma quando lo faceva, lo faceva con gli occhi chiusi.
Era una cosa che mi sorprendeva anche da bambina, perché era un uomo sempre così preoccupato - sia per indole (mi diceva di lavarmi le mani anche quando ero ormai madre di due figli) che per lavoro (era un diplomatico, doveva tenere sempre sotto controllo la situazione internazionale).
Prendersi un minuto per inseguire una canzone alla radio con gli occhi chiusi era tanta roba, per lui.
Succedeva solo con canzoni degli anni ‘40, di quando era giovane e la guerra era appena finita, e nel suo primo incarico all’estero aveva conosciuto una romana bellissima: Liliana. Se ne era innamorato immediatamente e immediatamente l’aveva voluta sposare.
Si conoscevano poco, anzi pochissimo. Ma lei era veramente bellissima, e lui un giovane americano dalla carriera promettente. Con grande ottimismo si sposarono, come ci si sposava allora: sulla base di poco, pochissimo. Quasi niente.
E poi si stava insieme tutta la vita, anche se si stava male insieme.
I miei nonni nel loro periodo ateniese, a metà anni '50
Ancora oggi quando sento Bing Crosby mi ritrovo sotto l'albero di Natale che profuma di mandarini appesi come decorazioni, nel loro salotto di Londra.
Il nonno John mi canta con quella voce romanticona, esageratamente impostata, da occasioni speciali:
You better watch out
You better not cry
You better not pout
I'm telling you why
Santa Claus is coming to town
E con complicità-da-una-volta-all'anno, mi lascia scartare un Babbo Natale lungo e magro fatto di cioccolato e avvolto nella stagnola colorata - anche se non è ancora il 25.
Sa di mandarino anche quello.
Tutto il repertorio classico natalizio mi porta a lui, a quel sogno americano di prosperità garantita se ti impegni e sei una brava persona.
Lui era una brava persona e ci credeva davvero: suo nonno era immigrato dall'Irlanda durante la carestia delle patate, aveva sposato un'immigrata svizzera, ed era diventato sceriffo. Suo padre era stato due volte sindaco di Syracuse (NY). Lui era console.
Insomma, il sogno americano funzionava - lo dimostrava la storia della sua famiglia, praticamente un santino di Norman Rockwell:
Norman Rockwell, Freedom From Want (1943)
Questo inverno ho scoperto una canzone che sa di nonno John più della sua pipa e del suo whisky delle sei.
Si chiama "It's a marshmallow world".
Parla di freddo, neve, fidanzatini e primavera che può tranquillamente aspettare.
L'ho cantata tantissimo, a occhi aperti, guidando, cucinando, addobbando l'albero, camminando in montagna con la Shu.
Ne parlerò la prossima settimana - ti consiglio di ascoltarla qui, nel frattempo.
Una ricetta
È veramente una delle cose più buone che cucino d'inverno, da almeno 30 anni.
Una cosa bella
Hai ricevuto o regalato libri a Natale?
Ti piacerà questo pensiero di Umberto Eco:
«È sciocco pensare che si debbano leggere tutti i libri che si comprano, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che bisogna usare tutte le posate o i bicchieri o i cacciavite o le punte del trapano che si sono comprate, prima di comprarne di nuove.
Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte. Se, per esempio, consideriamo i libri come medicine, si capisce che in casa è bene averne molti invece che pochi: quando ci si vuole sentire meglio, allora si va verso "l’armadietto delle medicine" e si sceglie un libro. Non uno a caso, ma il libro giusto per quel momento.
Ecco perché occorre averne sempre una nutrita scelta!
Chi compra un solo libro, legge solo quello e poi se ne sbarazza, semplicemente applica ai libri la mentalità consumista, ovvero li considera un prodotto di consumo, una merce. Chi ama i libri sa che il libro è tutto fuorché una merce.»